Gay & Bisex
SEGRETARIO PARTICOLARE
di Foro_Romano
25.01.2018 |
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"Luca telefonò ai suoi per dire loro che non sarebbe rientrato la notte..."
(Racconto n. 87)Finalmente si era laureato! Dopo estenuanti anni di studio e di pompini (ed anche qualcos’altro) nella biblioteca dell’università, finalmente Luca aveva il suo pezzo di carta. Diplomato in Filosofia. Ne era felicissimo, ma qualche giorno dopo si rese conto che il mercato del lavoro non era poi così interessato ad assumere filosofi. Si dette dunque da fare nel chiedere ovunque e fare inutili domande a concorsi pubblici persi in partenza perché non aveva nessun santo in Paradiso. Gli si proponevano solo vendite porta-a-porta e call-centre.
Un giorno lesse l’annuncio per un posto amministrativo in una importante azienda privata della zona e fece subito la domanda. Qualunque fosse stata la sua mansione, avrebbe potuto lavorare vicino e restare a casa con i suoi, con un notevole risparmio e lo stipendio tutto per sé, a parte un contributo che avrebbe dato alla famiglia.
Fece domanda allegando copia della sua laurea e dopo qualche giorno venne chiamato per un colloquio conoscitivo. Fu ricevuto da una signora piuttosto acida, invecchiata nel suo ruolo di funzionaria zitella, la quale gli pose alcune domande sui suoi studi, la sua famiglia e perfino se fosse sposato. Predispose così il suo fascicolo, corredato di foto (a cui avrebbe aggiunto sicuramente le sue impressioni), che avrebbe sottoposto al presidente, e gli disse la fatidica frase: “Le faremo sapere”.
Tornò a casa senza essersi fatto grandi illusioni, data la freddezza di quella donna. Non gli aveva neanche detto in cosa sarebbe consistito il lavoro. Solo che era “amministrativo”. Invece, dopo una settimana, ricevette una convocazione. Era stato inserito nella rosa dei prescelti e gli era stato fissato un appuntamento addirittura col presidente, che avrebbe dovuto prendere la decisione finale.
Il giorno prestabilito era emozionatissimo. Tirato a lucido, vestito in giacca e cravatta, con la camicia bianca perfettamente stirata dalla mamma, forse più in apprensione che emozionata, gli sembrava che si dovesse andare a sposare e non era nemmeno fidanzato (non ci pensava proprio, aveva altri interessi lui).
Si presentò puntualissimo ed una segretaria lo fece accomodare in sala di attesa dove rimase per non più di un’interminabile quarto d’ora. Vide uscire dallo studio del presidente un altro ragazzo e poco dopo venne chiamato. La stessa segretaria lo annunciò e lo fece entrare. La stanza era ampia, molto luminosa per una grande vetrata sulla sinistra che dava sulla vallata. A destra un ampio salotto composto da divano e due poltrone molto eleganti. Davanti la parete di fondo la scrivania del capo, dietro il quale era appeso un grande quadro antico con una scena mitologica. La sua attenzione non si posò molto sul quadro quanto sul presidente stesso. Era un bel uomo di 50 anni o poco più, con corti capelli brizzolati alle tempie ed un filo di barba.
“Venga avanti, si segga”, indicandogli le due ampie sedie poste davanti alla scrivania. Lo fece.
“Dunque lei è Luca … ed è laureato in… Filosofia, se non sbaglio”.
“Si” rispose flebilmente accompagnandolo con un cenno del capo. La sua non era solo soggezione. Quell’uomo lo attraeva per altri aspetti.
“Mi fa piacere per lei. Ho sempre preferito le persone con una preparazione umanistica. Di solito sono più adatti ai rapporti con gli altri e sanno dare il meglio in ogni occasione”.
Lui rimase in silenzio, speranzoso ma anche incantato a notare il ciuffo di pelo che usciva dal collo e gli altri ciuffi dai polsini della camicia.
“Lei non lo sa ma io sto cercando un ragazzo preparato che mi faccia da segretario personale. Non solo dovrà essere educato ed affabile con tutti ma anche molto sveglio. Dovrà gestire la mia agenda di lavoro, coordinare i miei impegni, rispondere con immediatezza ad ogni mia esigenza, essere sempre disponibile. Vedo che non ha moglie e questo la favorisce. E’ fidanzato?”.
“No”.
“Bene ma vorrei qualcuno che non si limiti al si ed al no. Mi dica qualcosa di lei. Quali sono i suoi interessi. Ha un hobby?”.
Capì che doveva far vedere di saper parlare, così cominciò a raccontare di sé e lo fece a lungo e sempre con una buona proprietà di linguaggio, senza essere mai interrotto dal presidente, che lo ascoltava attentamente. Gli raccontò i suoi sogni, le sue idee. Si aprì al punto che sembrava che stesse davanti al padre confessore, ma senza arrivare a dirgli quale era il suo peccato preferito. Ne tirò fuori altri, come la playstation, ed altri che ormai non seguiva più, come la collezione di francobolli cominciata dal padre. Si fermò solo quando non sapeva più cosa dire ed aspettava che l’uomo gli chiedesse qualcosa. Ma non lo fece.
“Ok. Può andare. Se lo riterrò opportuno, la farò chiamare”. Una stretta di mano e via.
Forse aveva parlato troppo. Forse era stato noioso. Quando i suoi gli chiesero com’era andata, non seppe cosa rispondere. “Mi farà sapere”.
Tempo tre giorni ed era già in servizio a disposizione di quel capo tanto attraente in qualità di segretario personale. In prova per tre mesi. Non ebbe neanche il tempo di rendersi conto della nuova situazione che era immerso nella gestione dei numerosi impegni del capo, anche fino oltre la normale ora lavorativa degli altri dipendenti. Ma non si preoccupò più di tanto. Si impegnò con tutta la buona volontà di un neofito del lavoro. Lo accompagnò anche ad alcuni meeting e viaggi di lavoro dove poté conoscere altri personaggi di rilievo del mondo economico, sempre presentato come suo segretario.
Potrà sembrare strano ma l’unica cosa per la quale provava un certo disagio era proprio lo stare accanto al suo capo. Gli piaceva troppo e sempre di più. Il profumo che usava gli era sempre piaciuto perché gli dava una sensazione di forte virilità ma da quando lo aveva sentito su di lui era come se si fosse materializzato. Era la personificazione del maschio etero perfetto. Era stato sposato due volte e due volte divorziato con donne che lo avevano sfruttato per ottenere un posto nell’alta società e vivevano agiatamente con i suoi alimenti, senza altri meriti se non quelli di saperla dare bene. Cosa nella quale le donne sono maestre ed in cui gli uomini ci cascano come fessi. Niente figli.
Per Luca era una tortura continua tanto che alla sera, quando andava a dormire, si sentiva ancora immerso in quel profumo, come se fosse ancora accanto a lui, e fantasticava di farci sesso, finendo inevitabilmente con una sega colossale. E la mattina dopo andava al lavoro e si comportava come se nulla fosse. Quale unico sfogo, nei fine-settimana si poteva permettere di andare sempre in un certo pub gay dove, nei camerini, si poteva sfogare a farsi sfondare da quanti più maschi possibili ma godeva solamente se pensava di farlo col capo. Ormai gli era entrato in testa (ma non altrove, purtroppo).
I mesi di prova stavano per terminare e Luca era sempre più in apprensione. Il lavoro era buono, lo stipendio altrettanto ed aveva paura di essere rifiutato per qualche motivo. Si sarebbe trovato di nuovo disoccupato. I tre mesi passarono ed un giorno in più, un altro in più, un altro ancora e nessuno gli diceva niente in proposito, né il presidente, né la segretaria, né nessun altro e lui non capiva perché. Qualche giorno dopo però era solo col capo nel suo studio e questo gli disse che doveva fargli un discorso. Telefonò alla segretaria e le disse di non disturbarlo in nessun modo fino al suo contrordine. Luca aveva il cuore in gola. Cosa voleva dirgli di tanto segreto. Doveva riguardare certamente la sua permanenza o meno nell’azienda.
“Caro Luca – esordì – In questo periodo di prova ti sei dimostrato molto abile ed hai dimostrato di essere veramente adatto a questo lavoro, però…”
Oddio, c’era un ‘però’.
“…però devo chiederti di fare, se vuoi, anche dell’altro. Solo se vuoi. Questo non posso pretenderlo da te e ti assicuro che, se mi dirai di no, nulla cambierà tra noi. Nutro la più grossa stima di te ed è proprio per questo che mi sento di potermi fidare”.
“Dica pure, signor presidente”. La voce gli tremava un po’.
“Tu sai che sono mesi che ho divorziato dalla mia seconda moglie e sono stanco di troiette che vogliono sbattermela in faccia per diventare la terza. Scusa la sincerità. In questa amministrazione lavorano solo donne e tutte vorrebbero riuscirci ed io le sopporto sempre meno. D’altronde io, parlando da uomo a uomo, ho cercato di allontanare certe pulsioni ma sono arrivato ad un punto che ho bisogno di sfogarmi. Tu mi capisci, vero?” e si toccava il pacco.
Luca deglutì ed annuì.
“Devo confessarti – proseguì – che, oltre che per la tua preparazione, devi scusarmi, ti ho scelto anche perché sei un bel ragazzo. In vita mia non ho mai avuto certi interessi ma, non so perché, tu in qualche modo me li hai fatti venire e…”
Come liberato da un peso e spinto da una forza interiore che non aspettava altro per esprimersi, Luca si alzò dalla sedia, girò attorno alla grande scrivania, si avvicinò al presidente ed osò mettergli un dito sulla bocca, come a zittirlo. Poi si inginocchiò davanti a lui e gli massaggiò la patta. L’uomo aprì le gambe e lui strofinò il viso sulla protuberanza che si fece ancora più vistosa. Lo guardò dal basso. Forse voleva un cenno di assenso o forse come segno di sottomissione. Nell’assoluto silenzio di risposta si sentì il tintinnio della fibbia della cinta che gli veniva aperta, il rumore della zip che si abbassava, lo scricchiolio della sedia quando l’uomo si alzò leggermente per permettergli di abbassare pantaloni e mutande assieme fino a mezza coscia.
Dall’abbondante pelo che ricopriva il basso ventre e le cosce ed avvolgeva la grossa sacca delle palle e circondava la larga base del pene eretto, notevole per dimensioni e lunghezza, pervenne un intenso odore diverso dal solito profumo. Questo era vero odore di maschio. Il giovane tirò fuori la lingua con la quale dapprima soppesò i coglioni, poi li lavò con abbondante saliva. Lentamente risalì lungo l’asta lasciando una scia bavosa come di lumaca sulle protuberanze venose in evidenza dell’organo. Lo guardò di nuovo e lo vide con gli occhi chiusi mentre si andava gustando il trattamento. Come previsto, aprì le tumide labbra ed imboccò la cappella slinguandola con frenesia all’interno della bocca. Un gemito di piacere del capo lo incentivò a proseguire. Si fece scorrere il grosso e duro bastone fino in gola riuscendo a prenderlo quasi tutto dentro di sé. A quel punto l’uomo non poté trattenere un “Aaahhh” di godimento e gli mise una mano tra i capelli senza premere ma quasi a trattenerlo il più possibile. Così fu per qualche sublime secondo, poi Luca prese a pompare, slinguare, succhiare preso da una voracità insaziabile ed inebriante sempre più veloce.
Rumori di risucchio e gemiti trattenuti dell’uomo si fusero per alcuni minuti mentre il giovane dava spontaneamente il meglio della sua lunga esperienza. Finché, con un ruggito soffocato, un’enorme quantità di sborra schizzò nella bocca del ragazzo che ingoiò rapidamente ad ogni ondata per non perderne neppure una goccia. L’uomo, per un bel po’, godeva e tremava mentre scaricava senza ritegno tutto il carico dei suoi coglioni. Nessuna pompinara lo aveva mai fatto godere tanto.
Luca, orgoglioso di aver fatto godere quel gran bel maschio, lo ripulì per bene con la lingua affinché non si sporcasse il bel vestito sartoriale mentre lui riprendeva fiato lentamente ed il battito del cuore gli tornava alla normalità. Lo guardò dall’alto e sorridendo disse:
“Sei assunto a tempo indeterminato”.
Da quel momento Alessandro (così si chiamava il presidente) vide il suo segretario in maniera particolare. Non gli era mai capitato di stare con un uomo e mai avrebbe pensato che sarebbe stato così bello. Sarà stata la sua età e la sua carica sessuale ma si sentì come ringiovanito anche lui. Anche lui non poté fare a meno di quel piccolo corpo sempre pronto a soddisfare i suoi bisogni più intimi.
Quella sera decisero di festeggiare. Luca telefonò ai suoi per dire loro che non sarebbe rientrato la notte. Alessandro lo condusse prima in un ristorante intimo ed esclusivo, a lume di candela, dove furono serviti in una stanza riservata. Saranno state le ostriche, o il caviale oppure lo champagne, sta di fatto che l’uomo senti crescere in sé una voglia pazzesca di possedere senza limiti quel giovane. Lo portò nella sua lussuosa casa e, nel suo grande letto matrimoniale, se ne sarebbe saziato.
Si denudarono velocemente e Luca si avventò sul suo oggetto del desiderio: il cazzo già abbastanza duro del suo capo ed ormai anche padrone. Si applicò con la medesima bravura che aveva usato in ufficio ma, questa volta, quando ormai intuiva che stava per fare un’abbondante bevuta di sperma, l’uomo lo interruppe sfilandoglielo dalla bocca.
“No caro, adesso voglio il tuo culo. Voglio sfondartelo. Voglio sentirti completamente troia sotto di me. Mettiti a quattro zampe, come una cagna”.
Luca obbedì e si aspettava di essere penetrato ma l’uomo, invece, gli allargò le chiappette ed vi affondò il viso dentro per leccare e gustarsi il sapore e l’odore di quella carne giovane. Quando il buchino e i peli attorno grondarono la sua abbondante saliva se lo rimirò in estasi.
“Che bella fregnetta! Adesso te la distruggo”.
Luca vibrava di desiderio ma anche di paura, data la mole di quel membro che lo avrebbe impalato.
“Si, prendimi ma, ti prego, fai piano. E’ troppo grosso”.
“Mi dispiace ma voglio sentirti urlare. Tièh, prendilo tutto” e con una unica forte spinta gli entrò completamente dentro fino in fondo.
“AAAHHHHGRRR”. L’urlo del ragazzo ed il grido dell’uomo risuonarono nella stanza. In un colpo solo gli aveva spaccato lo sfintere e sfondato il culo. Non si fermò nemmeno un secondo e, come posseduto da un demonio, prese a sbatterlo come l’animale infoiato quale era diventato.
Le urla del giovane si andarono presto affievolendo trasformandosi in gemiti e gorgoglii di piacere. Anzi, assai presto, con le lacrime agli occhi, cominciò ad incitarlo a fare più forte, sempre più forte.
“Si, siii, siii, dammelo, dammelo, dammelo fino in fon…dooo. Sono la tua troia, la tua puttanaaa. Siii, aaahhh, ancora, ancora, forte, più forteee”.
L’uomo lo teneva saldamente per i fianchi e lo fotteva a raffica come non ricordava di aver mai fatto in vita sua, specialmente in un culo, perché le donne non lo davano volentieri. Più fotteva e più il desiderio aumentava. Presto le potenti spinte fecero cadere lungo il ragazzo e lui lo seguì coprendolo col suo corpo più grande e massiccio. Il peso e l’abbondante pelo dell’uomo sulla sua schiena fece provare al giovane un indescrivibile piacere alla sottomissione e, senza accorgersene, sborrò sulle lenzuola. Ben presto anche il maschio, con un potente ruggito, sottolineò la sua conquista rivendicandone il possesso ed esplose nelle viscere dilaniate dell’amante.
Rimasero immobili così, uno dentro l’altro, per riprendere fiato ed attendere che il membro si svuotasse completamente e si ammosciasse. Quando si staccarono e si baciarono teneramente, “Ti amo” dissero quasi all’unisono. Ed ancora baci. Incredibilmente il cazzo riprese presto vigore ed il maschio non ci pensò due volte. Alzò le gambe del ragazzo e, tenendogliele larghe come nella spaccata di un ballerino, non ebbe difficoltà a riaffondarci dentro, tanto era bagnato della precedente sborrata. Passando le mani sotto le ascelle, lo afferrò per le spalle e spinse più che poté, quasi a volerci infilare anche le palle.
“Ooohhh, siii” sibilò il giovane.
“Mi piaci, ti voglio, ti voglio, ti vogliooo… sei mio, miooo”. Riprese a sbatterlo con forza inchiodandolo al letto e sventrandolo senza pietà, sapendo che era anche quello che l’altro desiderava.
“Ti fotto, puttana, ti fotto tutta. Sei la mia puttana. E’ vero che sei la mia puttana?”
“Si, si, siii… e tu sei il mio uomooo… ahhh, aaahhh, siii… AAAHHH” e venne sulla sua pancia. Un’altra abbondante sborrata gli riempì gli intestini.
Ma la notte non finì lì. Ci vollero altre due sborrate in culo ed altrettante in bocca per svuotare definitivamente i coglioni dell’uomo, che aveva ritrovato un vigore ormai dimenticato. Esausti, si addormentarono abbracciati.
Pochi giorni dopo Luca si trasferì a vivere in casa di Alessandro, fregandosene dei mugugni dei suoi genitori e delle chiacchiere in ufficio. Era felice, anzi erano felici e questo bastava. Vissero per molti anni “more uxorio”, senza pentimenti e con almeno due scopate giornaliere (e dico almeno) finché l’energia finì ma l’amore rimase immutato per sempre.
(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela tutta).
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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